Fattore “Psiche” e decorso della malattia

La valutazione del ruolo dei fattori emozionali sul decorso della malattia con l’ individuazione di quali meccanismi di reazione psicologica alla malattia influenzino o permettano una più rapida guarigione è un altro importante campo di ricerca della psicologia oncologica, esso è indubbiamente più vicino alla pratica clinica quotidiana in cui il fenomeno è già conosciuto anche se in maniera aneddotica da molto tempo.

Le ricerche che si sono interessate agli effetti dei fattori psicosociali sul decorso della malattia hanno indagato su differenti variabili in concordanza all’ indirizzo teorico di riferimento. Alcune ricerche si sono focalizzate sugli stili di reazione alla malattia in relazione alla sopravvivenza; cosi nel 1979 Greer e collaboratori, in un indagine su 95 pazienti affette da carcinoma mammario in stadio precoce classificavano i differenti stili di reazione in 5 diverse categorie.

  • 1) Spirito combattivo: caratterizzato da atteggiamenti fiduciosi, accettazione della malattia come evento di vita drammatico ma affrontabile, ricerca attiva di informazioni, desiderio di combattere e sconfiggere la malattia.
  • 2) Negazione-Evitamento: In cui era presente un’ indifferenza verso la malattia accompagnata da una tendenza a minimizzarla, con un desiderio di continuare a vivere come se nulla fosse accaduto.
  • 3) Fatalismo: distinguibile per l’ accettazione rassegnata e passiva della malattia, con un atteggiamento fatalistico ed indifferenza “stoica”, e nessun desiderio di combattere la malattia.
  • 4) Preoccupazione ansiosa: caratterizzata da forte ansia, non accettazione della malattia, ed intenso e costante timore rispetto l’evoluzione della stessa
  • 5) Disperazione: discriminabile per la comparsa di un atteggiamento inutilità, una accettazione della malattia con sensazioni di inermità e sconfitta irrimediabile, depressione con idee profonde di morte accompagnata da sentimenti di sopraffazione.
  • L’ autore anche a seguito di altri studi (Greer et al.1990,Greer 1991) notava come l’ adozione da parte delle pazienti di meccanismi di tipo Negazione-evitamento oppure di tipo Spirito combattivo, si associava ad una migliore prognosi rispetto ai restanti modelli di reazione da lui individuati.

    Altri autori (Di Clemente, 1985 Dean, 1989) trovarono dei risultati simili negli studi da loro condotti.

    Questi dati sono poi stati confermati da un’ altra ricerca longitudinale a 5 anni condotta da Morris (1992) ed il suo gruppo che gia aveva preso parte allo studio di Greer. Anche qui i risultati mostrarono come la risposta emozionale caratterizzata da lotta aperta verso la malattia o da negazione-evitamento, a parità di fattori prognostici generali noti, si correlava ad un maggiore intervallo libero da malattia, ed anche ad una maggiore sopravvivenza rispetto ad altre consuetudini di risposta emozionale.

    Altri studi si sono interessati alla relazione tra incidenza di eventi stressanti e il decorso della malattia neoplastica.

    Funch e Marshall (1988) in un analisi della sopravvivenza a distanza di 20 anni, su un campione di 208 donne indicano come la presenza di eventi stressanti nei cinque anni precedenti la diagnosi si associasse una minore sopravvivenza.

    In un altro studio Ramirez, et Al.(1989), dimostrarono che esisteva una relazione tra eventi stressanti gravi e ripresa della malattia confrontando un gruppo di 50 donne inglesi con recidiva di carcinoma mammario confrontate con un gruppo di controllo omologato al gruppo sperimentale.

    Altre ricerche , ancora, si sono invece indirizzate all’ indagine di come il supporto sociale fosse determinante per il decorso della malattia, dopo che già House nel 1988 in un suo studio aveva mostrato come una scarsità di supporto sociale fosse associata con la mortalità in diverse patologie somatiche.

    Hislop (1987) in uno studio trovava come fattori psicosociali potevano essere predittivi per la sopravvivenza in donne malate di carcinoma mammario

    Ell et al. (1992) nel riportare i risultati del loro studio affermano che il grado di integrazione sociale, la possibilità di usufruire di supporto emozionale e la presenza di una relazione sentimentale stabile, potevano essere considerati dei fattori predittivi di maggiore sopravvivenza per pazienti con carcinoma mammario.

    Anche Funch e Marshall nel sopraccitato studio correlavano la povertà del supporto sociale con una minore sopravvivenza.

    Il supporto sociale dunque può essere considerato non solo come un fattore di protezione della salute psichica ma anche come un fattore capace di modulare la stessa vulnerabilità alle malattie. (Grassi 1986).