L’ impatto dell’ evento cancro sul paziente

La condizione di essere affetto da una patologia grave pone l'individuo di fronte a dei grandi problemi.

Grande importanza allora assume l’ esperienza dell’ “essere malato” nella propria, autopercezione, autoimmagine, autostima. (Arieti, 1985). In effetti può avvenire che nei processi di adattamento del paziente alla malattia le rappresentazioni del soggetto siano molto strettamente legate a quest’ultima coinvolgendo il rapporto tra Io ideale ed Ideale dell’ Io; quest’ultimo è disconfermante rispetto alle possibilità oggettive di cui l’ Io reale dispone per potere perseguire comportamenti finalizzati al mantenimento della propria autostima (Bertola e Cori, 1989)

L’autostima e il controllo

All’ insorgere della malattia l’ autostima come altre caratteristiche personali del paziente subisce una forte pressione. Un danno di questo genere non permette a pazienti con un’ autostima non ben strutturata di utilizzare in maniera adeguata le risorse interne disponibili. (Canestrari 1990). È quindi importante il livello di autostima posseduto dal paziente perché possa ricostruire una propria identità personale che integri il danno derivato dalla malattia in una nuova immagine di Sé.

Da un punto di vista psicologico allora diventa fondamentale anche avere la percezione di mantenere un certo controllo su se stessi e sul proprio ambiente (Dettore 1990). Tale abilità è importante perché anch’essa va ad influire sull'immagine che ci facciamo di noi stessi.

Tale autocontrollo si esplicita in due campi: uno comportamentale l'altro cognitivo (Bandura 1977b). È evidente come una persona malata sia in una condizione in cui la propria percezione di controllo di sé e del mondo è principalmente negativa; essa si trova in balìa di una malattia che ruba la vita, la forza, ed appare inarrestabile. Ciò può provocare un crollo della propria immagine di sé innescando un timore della dipendenza ed una fuga da essa (Ahmed 1981). In casi estremi, quando l'organizzazione psicologica del paziente presenta un attivo bisogno di controllare ad ogni costo l'ambiente e le situazioni, la circostanza di una malattia come il cancro può portare al suicidio (Maxwell, 1980). Ma la malattia è in grado anche di produrre un venire meno del confine fra Io e mondo esterno una depersonalizzazione o dei disturbi nell'identificazione del proprio corpo (Abram 1978).

Il corpo

Le problematiche legate al corpo inteso nella sua accezione più ampia sono molto rilevanti per i pazienti neoplastici

«Io Corporeo» è un termine freudiano e deriva dall’ auto percezione del Sé , ovvero quella parte della nostra personalità che si vede vivere, e Freud stesso che nel suo saggio sul feticismo del 1927 scrive testualmente « L’Io è prima di tutto e soprattutto un Io corporeo, cioè l’ Io è in definitiva derivato da sensazioni corporee, specialmente da quelle che derivano dalla superficie del corpo ».

L’ immagine del corpo è, invece una teoria psicologica che riguarda l’ immagine che noi stessi abbiamo del nostro corpo. Lo schema corporeo è poi una teoria neurologica che riguarda la rappresentazione organica del nostro corpo nel nostro cervello (Luria, 1977). Quando subiamo una manipolazione( come ad esempio un intervento chirurgico) del nostro corpo dobbiamo fare i conti con tutte e tre le componenti. Dobbiamo elaborarne le modificazioni e i relativi fenomeni di «lutto». Quando una parte di noi muore (sia essa una parte strutturale-organica oppure sessuale estetica) si determinano modificazioni nelle relazioni, nei rapporti e nei campi emozionali (Eccles 1980)

Fantasia

Tutti concordano sul concetto che l’ attività mentale conscia sia mantenuta, ravvivata, e influenzata dalla fantasia. Già nel 1948 Susan Isaac sosteneva come la fantasia abbia un rapporto fondamentale con i vissuti corporei e solo secondariamente si associa ad immagini mentali e ancora più tardivamente a rappresentazioni verbali

Il cancro è quindi un avvenimento che viene vissuto anche nel mondo interno, esso viene sperimentato e simbolizzato attraverso vicende e percorsi fantastici. Non è raro allora che i sogni dei pazienti neoplastici rappresentino tutte le angosce e le difese che queste fantasie esprimono. (Uva 1992) A prescindere dalla stessa possibilità di guarigione in ogni caso il malato di cancro deve elaborare la fantasia di morte che lo ha coinvolto. Una elaborazione che sta alla base della sua possibilità di sopravvivenza. In una diagnosi, di cancro, la parte fantasmatica, principalmente con la fantasia di morte, è molto rilevante, e ciò sia che si tratti di una fantasia verbalizzata sia che si tratti di una fantasia inconscia ( che si esprime soltanto attraverso la depressione).(Thiele Rolando 1988) É questa fantasia che se vogliamo rende «terminale» un malato di cancro fin dall’ inizio della diagnosi.

Funzione sociale

La diagnosi di cancro influenza anche la funzione sociale del paziente, problemi funzionali dovuti al dolore e alla stanchezza, così come le domande relative ai regimi di tratta mento, possono limitare la capacità di conservare contatti sociali; la paura di essere un peso per gli altri, i sentimenti di imbarazzo circa i sintomi o la paura di essere rifiutati possono condurre ad evitare relazioni sociali e ad esitare di chiedere un supporto (Gentili 1995)

Il problema della morte.

Marie De Hennezell (1996) si domanda "sé la morte provoca tanta angoscia, non è forse perché ci riporta alle domande vere quelle che abbiamo spesso soffocato con l'idea di riproporcele dopo, quando saremo più vecchi, più saggi, quando avremo il tempo di fare a noi stessi le domande essenziali?".(Pag 15) Quindi tutti noi sappiano di dovere morire, accettiamo più o meno dolorosamente l'esperienza della morte altrui, ma siamo emotivamente convinti della nostra immortalità poiché abbiamo vissuto la morte degli altri ma non la nostra. Tale situazione è in grado di scatenare le massime ansie psicologiche. Nella vita quotidiana tendiamo a non pensare alla morte, a negarla, a credere che possa capitare agli altri, non a noi. Ma un evento cosi forte e drammatico spazza via il modo convenzionale di pensare alla morte. Non si può più negarla e si è costretti a considerarne l’eventualità ed inoltre l’esperienza di un evento cosi grande ed emozionalmente rilevante non sarà possibile cancellarla. Spesso però la minaccia che una malattia come il cancro porta con se può per alcuni trasformarsi in una opportunità di crescita (Yalom, 1980; Guarino, 1995) ma questo costituisce un processo che non è mai indolore e tantomeno privo di contraddizioni; (Guex 1988)