Per una definizione di Psiconcologia

Possiamo definire con il nome di Psicologia oncologica, la disciplina che si occupa, in maniera privilegiata e specifica, della vasta area delle variabili psicologiche connesse alla patologia neoplastica e in generale delle implicazioni psico-sociali dei tumori. Essa nasce e si impone, in funzione delle complesse problematiche psicologiche ed emozionali, che interessano la maggior parte dei pazienti affetti da cancro, nel porre attenzione a queste problematiche, riunisce e comprende in sé, tanto la metodologia che la teoresi della medicina (Oncologia) che della psicologia (Psicosomatica). La Psicologia oncologica, mostra dunque, essere il risultato ultimo di una convergenza tra la psicologia, che focalizza in particolare gli aspetti più soggettivi, espressi dal paziente neoplastico attraverso i suoi sintomi e la sua sofferenza e l’oncologia, che privilegia gli aspetti più oggettivi e tangibili dei medesimi sintomi, della medesima sofferenza. La psicologia oncologica, affronta il problema della possibile relazione tra fattori psicologici ed emozionali, e la malattia neoplastica, e nel fare ciò tenta di rispondere alle seguenti tre domande:
1) Possono dei fattori psicologici giocare un ruolo nell'eziologia del cancro e quindi nella sua prevenzione?
2) I fattori psicologici intervengono nell'evoluzione clinica delle neoplasie ?
3) È possibile con degli interventi psicologici migliorare la qualità e la durata della vita dei pazienti cancerosi ?

L' oggetto della psicologia oncologica

La psicologia oncologica si propone di promuovere la ricerca, di stimolare una maggiore comunicazione e alleanza fra medicina oncologica, psicologia e sociologia, e soprattutto, compito più arduo, tradurre in pratica, nel lavoro giornaliero di psicologi, medici, tecnici, assistenti sociali, infermieri e volontari le conoscenze acquisite.

Il fine ultimo, della psicologia oncologica, è promuovere la salute, intesa in modo globale cioè psicofisico, del paziente, tramite un approccio multidisciplinare alla patologia neoplastica.

Essa si rifà alla moderna concezione della malattia, il cui principio base è l'influenza reciproca tra psiche e soma, « La malattia psicosomatica è il negativo di un positivo, essendo il positivo la tendenza verso l'integrazione intesa nei suoi vari significati, fra cui quello che io ho chiamato personalizzazione». (Winnicott,1966). Dove personalizzazione, è un termine che può descrivere, l'acquisizione di uno stretto rapporto tra psiche e corpo, dovuta ad una tendenza innata di raggiungere «Un' identità esperienzale della psiche e la totalità del funzionamento fisico» (ibid.). «La malattia è un processo attivo di risposta organizzato dal sistema nervoso centrale» (Ruggieri, 1988, p.253).

Quindi, non solo la patologia tumorale deve essere considerata in questa ottica globale, ma qualsiasi malattia. La psicologia oncologica è un passo fondamentale verso questa tendenza, un esempio importante di come la psicologia possa e debba trovare la sua collocazione accanto alle scienze mediche, per una comprensione unitaria della persona affetta da una patologia.

Come é fatta: il modello

La psicologia oncologica nasce sulla base delle osservazioni riportate, da cui emerge la certezza di un esito costruttivo, di un approccio multidisciplinare. Secondo Guarino (1996), esistono oggi due grandi linee di indirizzo teorico:

1) La prima che si occupa della ricerca. Essa indaga sulle componenti psicosomatiche del cancro con studi sulla influenza delle variabili " psicologiche" nella con-causa delle neoplasie, cerca cioè, di confermare l'ipotesi per cui certe caratteristiche psicologiche, in forza del legame mente-corpo, sarebbero dei fattori predisponenti l'insorgenza della malattia neoplastica. Sempre all'interno della ricerca in psicologia oncologica, ma in un altro ambito, vi è un'intensa attività per determinare le reazioni psicologiche del paziente in ogni fase della malattia. Tramite tali studi, si cerca di giungere all' approfondita conoscenza dei bisogni del malato neoplastico e delle dinamiche messe in atto, sia dal paziente, sia dall' ambiente sociale, in cui vive o viene a trovarsi per necessità imposte dalla malattia.

2) La seconda si occupa dell' aspetto assistenziale. Essa studia le varie modalità di approccio psicoterapeutico, psicometrico, e di assistenza, per aiutare il paziente neoplastico ad affrontare al meglio la malattia e per prevenire le sequele psicologiche quali la depressione e l'ansia.

In effetti, grazie ai risultati delle ricerche sopra citate e grazie al progresso nelle cure dovuto alle nuove scoperte mediche, la malattia neoplastica ha subito un mutamento della sua percezione semantica, che si è trasformata in una patologia non sempre acuta, ma spesso anche cronica, e il cui tasso di curabilità e in aumento. (Satta 1989).

L' assistenza psicologica è di fatto importante sia per affrontare e gestire i numerosi eventi stressanti, a cui il paziente è sottoposto durante l'arco della malattia, sia per il possibile ruolo che fattori, di natura emozionale, possono avere sul decorso della malattia (Spiegel, 1994). Il malessere psicologico quindi, sia che si esprima sotto forma di ansia aperta e di aggressività, o in forma depressiva, con il rinchiudersi in se stessa della persona, esiste ed in più la sofferenza psicologica si può esprimere anche nel dolore fisico. Esso si trova con maggiore intensità soprattutto nello stadio terminale della malattia, e può facilmente divenire il fulcro attorno cui si muove la vita del paziente (Satta, 1989). La sua presenza, o la sua assenza, condiziona le sue attività ed il suo umore. Se da una parte il dolore induce uno stato di malessere psichico, dall'altra, come in un circolo vizioso, il dolore aumenta in presenza di paura, ansia e depressione.

La malattia tumorale quindi, inquadrata nell'ottica della centralità dell' individuo, rivela come siano importanti i bisogni del malato. Essi si rivelano grandi, fondamentali, decisivi per gli esiti stessi dell'andamento clinico e terapeutico; troppo spesso poco compresi e poco accolti ( Thiele Rolando, 1988 ).

Tutto ciò è riferito ad una più vasta cornice del problema che (parlando delle trasformazioni del quadro di vita reale, familiare, professionale, e dell'assetto psicologico individuale, con l'aggiunta a volte, di gravi e profondi cambiamenti del quadro somatico) vanno a definire, profili nuovi e spesso incogniti, rispetto ai quali esiste ancora una inadeguata capacità, di individuazione e quindi, una ancora più marginale capacità di accoglimento e fronteggiamento (Thiele Rolando 1988).