La Psiche come fattore di rischio

Una mole enorme di studi e di ricerche, svolte in questi ultimi anni, in tutto il mondo, hanno consolidato la concezione che vede il cancro come una malattia multifattoriale, la cui insorgenza è causata, quindi, da più fattori, che possiamo però suddividere in tre grandi categorie:

Fattore di rischio cellulare.

Si e scoperto che progenitori di oncogeni potenziali, o forze oncogeni in senso stretto, sono normalmente presenti nel DNA cellulare, e che la loro attivazione può produrre una proliferazione incontrollata delle cellule stesse. In pratica esistono in natura dei geni (protoncogeni)che si attivano e segnalano alla cellula di moltiplicarsi altri (antioncogeni o oncosoppressori),.(Biondi, 1987) che segnalano alla cellula di arrestare la proliferazione, normalmente questi sono al servizio delle comuni esigenze della vita ma in particolari condizioni i primi possono sfuggire al controllo e causare gravi danni all’organismo. Esiste quindi in natura un rischio per il cancro che è inscritto nella cellula stessa, che è parte della sua natura in quanto struttura biologica capace di processi di crescita, differenziazione, proliferazione, contenuti sotto forma di istruzioni nel nucleo, più precisamente nel DNA. Questo può essere considerato il più importante fattore di rischio e rappresenta il fattore base.

Fattore di rischio ambientale.

L’esposizione a cancerogeni ambientali con azione diretta o indiretta è causa di un discreto numero di neoplasie, questo e stato dimostrato da numerosissime ricerche ed è ormai assodato che attraverso vari meccanismi agenti cancerogeni ( Alimenti, tabacco, sostanze usate nella agricoltura solventi, amianto, etc. etc.) possono concorrere nella eziopatogenesi del cancro; Sono quindi degli importanti fattori di rischio, (Biondi, Costantini, Grassi, 1995).

Fattori psico-neurobiologici.

Fattori psichici e comportamentali, con mediazione diretta o indiretta (attraverso vari meccanismi biologici) possono influenzare in determinati casi la crescita e/o il decorso del cancro: possono quindi essere considerati come un terzo fattore di rischio, (Abraham, et al. 1993).

Il tentativo di individuare dei fattori psicologici capaci di influenzare la carcinogenesi ha radici antiche: già nel secondo secolo dopo cristo Galeno secondo la teoria umorale faceva notare che le donne melanconiche avrebbero maggiori probabilità di sviluppare un carcinoma mammario, (Imbault-Huart,1985) in altre parole l'eziologia del cancro è attribuita ad uno squilibrio della bile nera. IL cancro é quindi una malattia generale, dell' organismo, le cui manifestazioni soltanto sono locali. La dottrina medica di Galeno rimane immutata nei quindici secoli suc-cessivi infatti nel XVI° secolo il massimo chirurgo del Rinascimento Ambroise Paré , condivide l' ipotesi eziologica dello "sbilanciamento melanconico" (Imbault-Huart,ibid.) e spiega le metastasi come manifestazioni locali dell' umor nero Gendron (1701), in un trattato sul cancro, dopo aver discusso le diverse cause della malattia, afferma di dover ammettere che: « talvolta essa consegue ad un improvvisa interruzione del corso degli avvenimenti causata da uno spavento o da un' intensa sofferenza. Scrive nel 1759 il chirurgo inglese Guy « il carcinoma mammario sembra pe-culiare alle costituzioni depresse, serie, flemmatiche e melanconiche»

Burrows (1783) nell' ambito dei numerosi lavori condotti sull' effetto delle emozioni sulla fisiologia corporea afferma: " le penose passioni della mente " indeboliscono a lungo andare la circolazione del sangue e pre-dispongono al cancro. Anche Lobstein (1846), dice che: "le emozioni morali pro-ducono un deficit nell' innervazione , e questa una malnutrizione che, a sua volta é causa della formazione del carcinoma. James Paget (1870) considera la depressione mentale una rilevante "concausa" Tomas Watson (1871) afferma di aver osservato la sequenza stress-cancro tanto spesso da non poterne dubitare e ancora, Herbert Snow (1891,1893) sostiene ripetutamente che la depressione mentale é un precursore del cancro a lui, inoltre va attribuito il primo studio stati-stico in questo campo: su 250 pazienti del Cancer Hospital in 156 Snow rileva « una pena immediatamente antecedente, spesso in una forma molto viva come la perdita di un parente stretto ...... 32 riferivano della durezza del lavoro, di privazioni ..... 43 avevano storie che permettevano di sospettare una lesione meccanica ...... 19 nessuna relazione causale.

La teorizzazione del cancro come malattia sistemica iniziata con Galeno, ha prevalso per più di mille anni, fin-tanto che il rapporto mente-corpo é stato considerato inscindibile. Ma è con lo sviluppo dell' anatomia patologica, in un clima culturale in cui « la scienza é ormai il reale» ( Galimberti, 1983), che il concetto di cancro come malattia sistemica e la possibile relazione tra cancro e psiche viene completamente abbandonata; un ulteriore ridimensiona-mento viene poi accentuato dalla moderna chirurgia e dalla radioterapia, che propongono intenti di radicalità terapeutica; e dallo sviluppo della microbiologia, della biochimica, della statistica sanitaria, che sottolineano l' importanza dei cancerogeni esogeni l'esposizioni ai quali per-mette: sia di definire in nuovi termini l' eziopatogenesi delle neoplasie, sia di riprodurle sperimentalmente nell' animale. Si ha così per un pe-riodo l 'affermarsi della teoria locale dei tumori.

Negli ultimi anni però l' accumularsi progressivo di conoscenze scientifiche sul cancro, ha messo in luce tutti quegli elementi anomali che contrastano con l' inter-pretazione della malattia neoplastica come malattia locale. Ecco alcuni di tali elementi, secondo Bailar & Smith,(1986):

  • insorgenza solo in alcuni dei soggetti a rischio;
  • variabilità interindividuale nella insorgenza e nella evoluzione dei tumori;
  • resistenza in alcuni individui alla progressione;
  • effetti sistemici di tumori locali;
  • occasionale remissione spontanea;
  • stato lungamente quiescente delle metastasi;
  • minore efficacia delle terapie locali rispetto alle terapie sistemiche.
  • E così, che la psicologia si é cominciata ad interessare di nuovo alla patologia neoplastica ed ha iniziato a sviluppare delle ricerche e degli studi, sempre più numerosi, costituendo uno dei maggiori campi di interesse della psicologia oncologica; quello della ricerca delle cause psicologiche nella eziopatogenesi del cancro. Il problema centrale, di ogni concezione di natura psicosomatica dell’eziologia del tumore, risiede nell’ opportunità di spiegare, il passaggio attraverso cui un disturbo, uno squilibrio psicologico, od emotivo, evolve verso una disfunzione organica, in questo caso il cancro. Possiamo comunque distinguere due modalità di affrontare il problema: un filone della ricerca si é occupato di indagare il rapporto tra psiche e cancro, considerandolo in maniera indiretta e valutando la mediazione e la responsabilità, di tutti quei fattori psicologici, che strutturando dei comportamenti particolari, possono fare aumentare l’esposizione a fattori di rischio ambientali, ( abuso di tabacco, di alcool , problemi legati alla dieta, etc.). Un altro filone di ricerca invece, si presenta molto più articolato: esso, in special modo a partire dagli anni 50-60, si e interessato particolarmente al rapporto più diretto che sembra esistere tra variabili psicologiche e eziopatogenesi delle neoplasie. Infatti, lo svilupparsi di una teoria psicosomatica delle malattie, nonché il netto progresso delle conoscenze scientifiche sull'immunologia e l’endocrinologia, hanno reso sempre più rilevante l' associazione tra presenza di tali variabili ed insorgenza di malattie neoplastiche. Anche in questo caso però, le conclusioni a cui sono giunti i vari ricercatori, ( con sperimentazione sugli animali o con l' analisi di dati retrospettivi e prospettici sull' uomo ), sono di frequente tra loro contrastanti ed hanno dato adito, di volta in volta, a differenti interpretazioni

    L' attuale ricerca sulle correlazioni tra processi psichici e il cancro pro-cede su due filoni tra loro nettamente contrastanti per gli assunti di base:

  • 1) La neoplasia viene considerata malattia del «corpo», esclusivamente organica, che insorge per cause fisiche e può essere influenzata, nella sua evoluzione, dai processi psichici con l'intermediazione di meccanismi ormonali e/o immunitari (Kissen, 1966; Kobasa, 1979; Biondi, 1987; Pancheri, 1980,1987.)
  • 2) Il cancro viene considerato come un processo patologico che coinvolge globalmente l' individuo, (eliminando la dicotomia mente-corpo) e che scaturisce da una alterata relazione con il mondo interno/esterno, e in cui, la complessa interazione tra sistema nervoso centrale, sistema neurovegetativo, sistema endocrino e sistema immunitario non può essere compartimentata (Bahnson,1980,1981; Lazarus, 1981; Galimberti, 1983; Nuzzo e Chiari, 1987).
  • Il secondo modello può essere ulteriormente suddiviso; alcuni come Lazarus (1981), ritengono che la psiche abbia un ruolo fondamentale, attivando dei fattori «fisici» oncogenetici, altri come Bateson (1987), considerano la stessa trasformazione della cellula, da normale in neoplastica, un processo mentale.